TRE PASSI NEL CUCKOLD
Le trasgressioni di una famiglia "quasi" normale
Una realizzazione, di Manuel, e Monika, Drake
Una giovane coppia, eterogenea per origini e contesto socio-culturale, racconta come, attraverso percorsi diversi nella scoperta del sesso e del proprio “io” erotico, sia approdata al variegato universo dei rapporti cuckold.
Una narrazione di fatti reali, con confessioni intimissime, colpi di scena e molti momenti oscuri, nei quali i personaggi si perdono e si ritrovano, a volte rischiando, nell’esplicito più estremo ed eccitante.
Anale duro nel giardino
Lucio scattò
all’indietro: non riusciva a credere ai suoi occhi! Filomena si era spostata
lievemente più in la, per essere libera di sbottonarsi languidamente la
camicetta. Prima di sfilarsela del tutto, si guardò intorno, per essere sicura
che nessuno la vedesse ma il parco era completamente deserto.
Suo marito,
sbigottito, era sul punto di mostrarsi e gridare per la rabbia... ma si
trattenne ancora: era certo che tutto questo non stava succedendo per caso,
dovette fare un grande sforzo su se stesso per trattenersi, ma doveva aspettare!
Filomena era
moglie e complice della sua vita da vent’anni, se quella cosa non aveva uno
scopo, avrebbe voluto dire che doveva preoccuparsi non tanto per le corna ma
perché sua moglie era completamente impazzita. Sbuffando di rabbia repressa, si
mise più a suo agio per seguire quello spettacolo che sembrava più la scena di un
film che la realtà.
Filomena
intanto aveva tolto del tutto la camicetta e l’aveva riposta su una panchetta
del giardino. Quanto era bella!
Adesso, più di
prima, con il solo reggipetto e la gonna stretta e fasciante, si stagliava alta
e statuaria, mentre i seni cercavano di esplodere dalle coppe che li serravano
a malapena. Osservando attentamente Lucio si rese conto che l’uomo era
eccitatissimo e sbavava letteralmente a vedersela vicino, nonostante questo non
muoveva un dito per toccarla, forse gli era stato imposto di restare immobile
se non voleva che il “sogno” svanisse.
Ora Filomena, sempre
con movimenti molto fluidi, si stava facendo scendere la gonna lentamente, giù,
giù, liberando pian piano lo spettacolo delle mutandine chiare, modello
perizoma, il reggicalze semplice e le calze eleganti. Lucio non potè
trattenersi dall’intostare lentamente il cazzo e, sbirciando bene si rese conto
che anche l’uomo grasso, bloccato alla sua macchina, aveva un bitorzolo gonfio,
che si notava da sopra i calzoni.
Filomena
continuava ad esibirsi per quel “coso”... quel grosso coglione ma, finalmente ebbe
un’intuizione... probabilmente anche per suo marito. Passato il primo impeto
rabbioso non poteva che ammettere che, volendo davvero scoparsi l’ ltro,
avrebbe potuto farlo dove meglio le pareva e quando le faceva più comodo. Suo
marito non l’aveva mai controllata, né seguita, né bloccate nelle sue
iniziative personali.
Oppure, per
assurdo, era stata talmente furba da pensare di farsi quell’uomo in modo facile
e poi farla franca, che lui la scoprisse o no. Ecco: se lui non c’era e non si
accorgeva di nulla, avrebbe potuto nascondere comodamente l’accaduto, mentre,
in caso contrario, poteva sempre raccontare che aveva fatto sesso col grassone,
per soddisfare finalmente i desideri reconditi di suo marito “porcello”.
Pensieri da
troia, comunque... e che fosse una troia lo dimostrava quello spettacolo fantastico,
che aveva appena inscenato sia per l’uomo che per suo marito, nascosto sul
tetto.
Filomena
languidamente, con le mani a coppa si raccolse i grossi seni e li fece trasbordare
dal reggipetto, uno dopo l’altro. I capezzoli erano rigidi e turgidi, si vedeva
che era molto eccitata. Ancora e piano, si tolse le piccole mutandine... era
tanto appetitosa con quella fighetta piatta e piccina, con solo uno sbaffo di
peli scuri al centro, come una virgola che volesse indicare dove voleva
ricevere il cazzo. Si girò più volte su se stessa, languida e sorniona, con un
sorriso abbozzato e libidinoso, che Lucio nemmeno le conosceva.
L’altro voleva
morire, era evidente. Si contorceva continuamente, obbligato al suo posto;
dallo sguardo ottuso e attonito, sembrava quasi in “trance”.
Non sentì le
parole, perché Filomena parlò a voce bassa, ma probabilmente dovette impartirgli
qualche ordine preciso... o un “permesso”: dato che, subito dopo, l’uomo
incurante di trovarsi all’ aperto e in un luogo a lui estraneo, con gesti
grossolani si liberò dei pantaloni, incespicando sulla ghiaia col rischio di
cadere. Lo stesso fece con la camicia, restando vestito in modo squallido, con
le scarpe e i calzini bianchi, uno slip bianco che si fermava sotto il pancione,
e la canottiera di cotone, che a malapena lo nascondeva
Non aveva fianchi,
il petto era grosso e un po’ peloso, il culo stretto e piatto. Lucio ripensò
tra sé, per una battuta che aveva pronunciato a volte:
“La bella e la Bestia, insomma!”
Unica nota
eccitante in quel quadro disperato era lo slip, che non riusciva a stare al suo
posto perché veniva spalancato sul davanti da qualcosa di grosso che desiderava
evidentemente di esplodere. Era il membro di Nicola, eccitato all’inverosimile
da sua moglie e che tra poco lei stessa avrebbe visto dal vivo, per forza di
cose.
Questo pensiero
fece rimescolare la pancia di Lucio, si sentiva male e si eccitava allo stesso
modo. Doveva accettare l’ineluttabile destino che forse stava per compiersi?
Ormai era certo
che sarebbero accadute una serie terribile di cose davanti ai suoi occhi e che
lui non sarebbe intervenuto, restando probabilmente impietrito da una dolorosa
forma di piacere, qualcosa di viscerale che lo bloccava come fosse legato.
Destinato ad assistere alla scena di un altro (e “quale” altro, po che si
sarebbe goduta sua moglie e che le avrebbe provocato sicuramente il piacere,
esplorandola in tutto il corpo, toccando le parti più intime e segrete, “sporcando”
le sue parti più recondite con la sua bava eccitata e, magari, con il suo
sperma viscido e attaccaticcio.
Quell’energumeno,
scacciato dalla sua vita come un cane bastonato più di venti anni fa, adesso,
grasso, brutto, più osceno di prima si sarebbe preso la sua vendetta e nel
peggiore dei modi, ne era quasi certo.
Era sempre più
convinto che non era stato lui a cercare Filomena ma che sua moglie lo avesse
contattato, per donargli se stessa e tutto il piacere che lui non poteva nemmeno
permettersi di sognare. Era come se quell’ uomo fosse stato baciato dalla sorte,
come se avesse vinto al gioco...
Per anni aveva
desiderato Filomena e chissà quante seghe si era tirato pensando alla figa di
sua moglie, e senza poterla neppure accostare, ed ora, improvvisamente, lei era
li, nuda e disponibile, pronta a prendere piacere dal suo membro e a donargli
il suo corpo per fargli sfogare la sua voglia di farsela. Lucio era ipnotizzato
da quella situazione, non poteva farci niente e desiderava solo aspettare che
tutto si compisse dinanzi ai suoi occhi per soffrirne, godendo.
Filomena adesso
si era abbassata in avanti, a novanta gradi, voltando le natiche verso Nicola,
si aprì con le mani la vulva per fargliela vedere. Lui si contorceva in modo
pietoso, era vulnerabile e osceno in quella squallida tenuta, seminudo in quel
giardino estraneo come se anche lui fosse sottoposto dalla donna ad una
irrinunciabile, eccitante, tortura.
Il marito
credette di non farcela quando vide Filomena accostarsi a Nicola e parlargli
sorridendo: capì subito cosa si erano detti perché la donna gli permise di
lasciare il posto che gli aveva riservato e, portandolo, per mano, lo condusse
poco più in là, presso l’albero di noci che svettava sul sentiero. La posizione
era perfettamente di fronte a Lucio, che pensò che fosse stato fatto apposta,
infatti poté assistere perfettamente a ciò che accadde.
Nicola aveva le
mani sui fianchi e, di sicuro, l’ordine di non toccarsi, Filomena invece si
chinò con disinvoltura e gli cercò il membro nello slip, per poi tirarlo fuori
e raccogliere il bordo delle mutande dietro la sacca delle palle, in questo
modo tutto il pacco di Nicola era in piena evidenza.
Lucio si
sentiva morire: Nicola aveva un bestione tra le cosce, un bitorzolo grosso e
nodoso, che sembrava l’apice di un randello. Non era lunghissimo, anche a causa
del pancione che lo opprimeva di sopra, ma era veramente grosso, infatti Filomena,
che subito lo prese in mano, non sarebbe mai riuscita a chiuderne la
circonferenza con le dita. Lei, come trattasse con un bambino, gli teneva il
cazzo puntato in avanti, standogli a fianco, e con l’altra mano gli carezzava
il culo peloso. Sapientemente non gli dava fretta, sembrava una mammina… aspettava,
senza emozione, che Nicola trovasse la concentrazione necessaria per… per
pisciare? Possibile?
La casta
mogliettina nascondeva questo bagaglio incredibile di iniziative?
Lucio pensò
addolorato alla sicurezza con cui si era mossa. Era ritornata in piena
confidenza col suo ragazzo, conosceva bene il cazzone di quell’uomo e chissà
quante altre volte lo aveva fatto suo.
Nel silenzio
della sera che incombeva tutto tacque placido per un paio di minuti poi,
finalmente, un filo di orina sgorgò frusciando sulla ghiaia, dal buchetto di
quel pene, e liberò per Nicola una lunga e copiosa pisciata.
L’eccitazione
aveva ormai avuto effetto su Filomena, la donna si sentì “padrona” del suo
schiavo come ai vecchi tempi. Era abituata a castigarlo, comandarlo, ma anche a
coccolarlo amorevolmente come un bambino un po’ disubbidiente. E insomma, come
poteva pensare di imbastire quel perverso “teatrino” per restare poi del tutto
immune dall’arrapamento, che sprigionava da quella situazione esasperata?
Si abbassò per
raggiungere il pene con la bocca; ancora gocciolava, e allora iniziò a
leccarselo, per pulirlo accuratamente da ogni residuo di pipì. Con la lingua
scavava intorno al prepuzio, penetrando ogni interstizio tra la pelle e la
testa del cazzone del suo ex. Dopo ritornò verso l’auto e ordinò a Nicola di
levare anche le mutande.
Lucio guardava
e arrapava, sorpreso dallo spirito di iniziativa di sua moglie quasi
involontariamente si ritrovò col pene fuori dalla patta e cominciò a
carezzarselo, intanto che fissava quelle scene inattese e raccapriccianti.
Filomena entrò
nell’auto, chiuse lo sportello e armeggiò per aprire completamente il vetro. Nicola,
come un burattino, ma col cazzo pur sempre tosto, se ne stava in attesa di
capire cosa avrebbe potuto aspettarsi da quella donna meravigliosa... che, oramai
ne era certo, sarebbe stata ancora una volta tutta sua. Gli girava la testa per
la gioia e l’emozione, pensò disgustato a sua moglie, la donna scialba e
insignificante che lo aspettava a casa.
Filomena si
rivolse ancora al grassone, ma Lucio non poteva sentire, quindi si limitò a
continuare a spiare la scena; stranamente Filomena era salita nella macchina...
ma da sola, non si capiva cosa avesse in mente.
Però poi vide
Nicola avvicinarsi a sua volta allo sportello, da quella posizione quasi gli
voltava le spalle. Era goffo, con quelle sue esagerate “maniglie dell’amore”,
le spalle pelose sotto la canottiera bianca, il culone nudo ma con calzini e
scarpe ai piedi.
Notò che una
volta arrivato presso lo sportello, si posizionava rispetto all’auto in maniera
strana e scomoda, come volesse accostarsi più del necessario. Si sollevava
lievemente sulle punte e si vedevano le due chiappe pelose muoversi, come alla
ricerca di una posizione comoda.... ogni tanto stringeva il culo, come per
aiutarsi a spingere il corpo in avanti.
Che cazzo succedeva?
Si chiese Lucio, vedendo che l’omaccione semi nudo non trovava pace, sembrava quasi
volesse entrare nello sportello e agitandosi; poi, guardando meglio, capì. Filomena
era comodamente seduta e da dentro la macchina gli stava facendo un pompino…
A Lucio mancò
letteralmente il respiro. Si spostò su un lato per vedere meglio. La testa di
sua moglie si muoveva ritmicamente per permetterle di ingurgitare e leccare il
grosso cazzo. Nicola dal canto suo, in preda agli spasmi del piacere, la teneva
per la nuca spingendole la testa verso le palle, fin certo a soffocarla.
“Erano dunque
così i mille pompini che gli aveva fatto da ragazza, quella troia?”
L’uomo era troppo
arrapato per resistere a lungo, Filomena, da come si contorceva, lo capì: dopo
alcuni minuti di pompino, si precipitò fuori dall’auto per accovacciarsi davanti
a Nicola. Si riavvicinò al bitorzolo enorme agitandolo con le mani e accogliendolo
tra le labbra lo portò su di giri, fino a quando gli partì l’eiaculazione.
La roba non
finiva mai di uscire e colpì Filomena un po’ dappertutto, schizzò sui seni, sui
capezzoli, sulle gambe... altre gocce erano sui capelli… ma la maggior parte
dello sperma le era colato in bocca ma lei continuava a succhiare, insaziabile.
Nic se n’era venuto con un grido trattenuto e agitando il corpo in avanti
mentre schizzava mugolando.
Lucio si
masturbava lentamente, infelice ma arrapato.
Il maschio restò
immobile, non aveva avuto particolari ordini successivi.
Filomena,
sempre inginocchiata si dedicava a farsi un ditalino tutto suo... ma era decisa
a prendere ancora quel cazzo dentro sé.
Lucio, intanto,
sperò che fosse finita ma si sbagliava, doveva subire ben altro e vedere fino a
quanto sua moglie si sarebbe fatta profanare, da quell’ energumeno che lui
aveva sempre sottovalutato, considerandolo un essere inferiore. Quel porco si prendeva
la sua rivincita, infatti si era appena fatto fare un bocchino da sua moglie,
con tanto di ingoio… e la cosa non finiva li. Nicola si stava riprendendo.
Poco dopo Filomena
tornò in macchina; come ripetessero lo stesso copione, ancora una volta Nicola
tornò a cercare una posizione soddisfacente, agitandosi attaccato alla
portiera, come se non trovasse una posizione soddisfacente.
Quando iniziò a
spingere costantemente e le natiche, scure di peli, si stringevano e si
allargavano nello sforzo, Lucio soffrendo si rese conto di cosa era cambiato. Quella
cagna di sua moglie si era sistemata sul sedile alla pecorina, e porgeva dal
finestrino il culo immacolato, svirgolato dall’eccitante reggicalze e dalle
calze ormai sfatte, mentre il suo ex aveva poggiato il pancione sulle sue
natiche, per ottenere maggior penetrazione del cazzo e, per migliorare
l’efficacia delle sue spinte, la tratteneva con le grosse mani per i fianchi,
godendosi le natiche col tatto.
Ormai Nicola
era esploso una prima volta e adesso non aveva più alcuna fretta di venire,
conservando un ottimo controllo sul suo pescione. Era come ai vecchi tempi: si
chiavava la sua bella, ed ogni colpo era più delizioso perché gli sembrava di
fottersi anche suo marito, quel borioso damerino, quello che l’aveva scippata a
lui, tanti anni prima. Nella sua fantasia limitata non capiva di essere l’oggetto
del piacere di lei… e che veniva adoperato per dar piacer anche al suo marito
porcellone.
Chiavava il
membro con costanza nella vagina delicata e stretta; era proprio come la
ricordava lui. Era in paradiso e fotteva costante, con gli occhi socchiusi.
Non immaginava
che il marito di Filomena, si stava facendo una sega, a pochi metri da lui,
arrapato proprio dalle sue performance erotiche.
Sul giardino era calata la sera.
Lucio giocò la
sua carta: senza conoscerne l’effetto possibile fece un salto di sotto e accese
tutte le luci esterne, poi corse di sopra e raggiunse di nuovo la sua
postazione privilegiata di cornuto… in diretta.
Appena le luci
illuminarono meglio la scena, Nicola ebbe un balzo per la sorpresa, ma Filomena
fu lesta e si inventò la scusa di un interruttore crepuscolare che, in realtà,
non era mai esistito.
Come Lucio aveva immaginato, ora lei era certa che il marito era in casa e che
... aveva visto tutto e forse continuava a spiarla. Come interpretare il suo
silenzio? Approvava o l’avrebbe odiata per tutta la vita?
Nicola si era
un po’ perso, le luci improvvise lo avevano spaventato.
Filomena decise
di giocare tutte le sue carte, conosceva troppo bene il suo lui per non essere
sicura che quasi certamente era arrapatissimo. Scese dalla macchina e si portò
il suo cavaliere in bella mostra, presso la panchina ben illuminata. E Lucio si
rese conto che lei non era per nulla sorpresa dalla sua presenza in casa, e si
rese conto che era abbastanza troia da continuare quello spettacolo indecente, recitato
proprio davanti ai suoi occhi. Si riprese il cazzo tra le dita, mentre subiva i
“maltrattamenti” di sua moglie. Una sola cosa lo teneva in apprensione:
Filomena aveva inscenato quella pantomima erotica per compiacere i suoi
reiterati inviti alla trasgressione… oppure era li, semplicemente per
lasciarlo, spezzando sia la sua lunga e devota fedeltà che il loro stesso amore?
Filomena seduta
sulla camicia di Nicola, lo fece avvicinare per rifarglielo duro, con un
pompino lungo e succhiante. Se lo lavorava delicatamente ma con decisione e in
poco tempo il cazzone che lei ricordava bene, si gonfiò nella bocca dilatando
le labbra già tese.
Quando Nicola
fu arrapato al punto giusto, Filomena decise di andare avanti, pure se non si
sentiva del tutto “pronta” ed era ben consapevole di quanto era doppio quel
membro che a fatica teneva tutto in bocca. Nonostante gli anni passati, ancora
ricordava quando, per le inculate di Nicola, le erano uscite le lacrime pur di
sopportare lo sfiancamento anale. Staccò la bocca dal cazzo eccitato e si alzò,
poggiandosi poi rilassata sulla spalliera della panchina, come se fosse lì,
perfettamente vestita, a passare la serata con un amico. E invece, con un cenno,
fece accasciare Nicola davanti a lei e lo sovrastò velocemente con le gambe,
poggiandogli le caviglie sulle spalle. Filomena si sporse sul bordo, quasi a
cascarne, con le cosce spalancate, e la figa e l’ano in primo piano.
Il povero
Nicola non credeva ai suoi occhi, non avrebbe mai sperato di riavere a
disposizione tutta quella bontà divina, inoltre con l’età, la ragazzina era
diventata donna, mettendo la giusta carne nei punti strategici, più matura
nella decisionalità e più porca che mai. Sapeva che lei lo comandava e lo usava
per i suo piacere e sapeva anche che il suo stesso godimento era subordinato
alle decisioni di lei, ma mai, proprio mai, si sarebbe rifiutato di fare
qualsiasi cosa gli chiedesse, pur di non perdere di nuovo quella delizia...
quello scenario di paradiso.
La donna lo
fece abbassare affinché si mettesse a sua disposizione leccandola tra le gambe accuratamente.
Si guardò intorno per mettersi bene in mostra, cercando di fare in modo che
dalla casa si vedesse perfettamente ciò che accadeva… e poi si preparò al
sacrificio finale.
Staccò la
faccia dell’uomo dalla sua figa, dove la bocca stava pasteggiando senza tregua
e lo osservò. Era grasso e grossolano, ma aveva quel fungo spesso e scorbutico
tra le gambe, che spuntava osceno da sotto il pancione, largo e discinto. Rispetto
a lei era “la bestia” che otteneva un rapporto con “la bella”, e la cosa aveva
un suo fascino misterioso: le sembrava di essere desiderata dal animale in
calore, senza cervello e dedita solo a ottenere il massimo piacere. Intanto suo
marito guardava e non sapeva quali altre prove dolorose lo aspettavano, si
teneva il cazzo in mano, stanco di tenerlo duro senza riuscire a venire neppure
una volta. Ma ciò che iniziò allora era veramente il colmo: la moglie, dopo
essersi fatta slinguare sulla panchina, si inarcava sulle spalle di quell’energumeno,
facendo leva sui talloni che poggiavano sulle spalle di lui, mentre con le mani
si apriva oscenamente le chiappe, mostrandogli il buchetto proibito, bruno e
appetitoso.
No, non poteva
succedere!
Le due figure
erano di profilo ed era ben evidente di sotto l’epa il grosso tappo di carne,
grosso come una pannocchia. Il porco capì, sbavando dal piacere: le mani libere
cominciarono a esplorare quel culetto, pregustandosi il trionfo che lo
attendeva. Era tremendo per il marito starsene lì, più arrapato che mai ma
frustrato, schiacciato da quelle scene orribili, che esaltavano in lui tutta la
dipendenza dalla sua stessa depravazione. Ormai, quella punizione durava da
quasi un’ora e ,per fortuna, non era arrivato nessuno: Lucio era certo che in
certi momenti di totale eccitazione, quei due maiali non si sarebbero fermati
neppure sotto le luci di un palcoscenico.
In fondo, se si
era arrivati a tutto questo la colpa era sua; troppo aveva insistito,
domandato, stuzzicato...
Di certo Filomena
aveva dovuto credere che per lui fosse realmente importante assistere a quel
tipo di scopata: perché lei, da moglie tranquilla e fedele, non gli avrebbe mai
trasmesso, altrimenti, quelle sensazioni che solo un comportamento da ninfomane
o da puttana poteva procurare. Sperando non rappresentasse la fine del loro
rapporto, quasi commosso, si augurò che tutto lo show non fosse solo una recita
obbligata lei ma che traesse da quegli atti impuri, le stesse potenti
sensazioni che stava donando a lui.
Intanto, nell’aia,
il grassone aveva massaggiato per benino il basso ventre della sua dea e
vittima sacrificale. Si accostò e avvicinò il glande grosso e rubizzo, decise
che era ora di riempirle il fiorellino bruno che lei gli donava ancora una
volta, dopo un’attesa durata anni. Nonostante il fresco della sera incipiente,
si era tolto la canottiera ed era tutto imperlato di sudore, persino sotto lo
scroto grondava.
Per cacciare
agevolmente quella preda con la sua “mazza” era costretto a tenersi il pene in
mano, mentre con l’altra si spingeva il pancione verso l’alto, affinché non formasse
spessore tra loro. Così il bastone nodoso si esprimeva completamente libero, il
furbo chiavatore, allenato ad usarlo nonostante la trippa, se lo teneva da
sotto le palle. Era lampante che, una volta penetrato in lei, voleva
affondarglielo tutto integralmente nelle le natiche.
Ecco!
La caccia era
arrivata al suo acme.
La capocchia di
lui aveva centrato il buchetto e non si sarebbe mai tirato indietro.
Dal terrazzo, Lucio,
che vedeva perfettamente la scena, sentì il gigante mugugnare imbestialito. In
cuor suo si augurò che sborrasse subito, come risultato della forte tensione accumulata,
ma era una speranza veramente esigua. Lo vide spingere e avanzare deciso,
mentre sua moglie emetteva gridolini soffocati. Purtroppo erano mesi che lui
non la inculava e, praticamente, era tornata come vergine, di dietro. Quando il
cazzo entrò completamente, le gambe di Filomena si contrassero,
involontariamente, spinte dal dolore e dal nervo, che era stato sollecitato da
quella dilatazione forzata. Prima le teneva piegate, con le ginocchia verso l’alto
e i piedini sulle spalle di Nicola, ora invece erano diritte e perpendicolari,
e non cadeva solo perché l’uomo se la teneva a portata di cazzo, con le mani
sotto le natiche delicate e il perno di carne che l’aveva infilzata.
Passata la fase
cruenta della dilatazione dello sfintere, si sistemarono comodi per potersela
godere entrambi. (continua...)
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